Pinch Killer 4 - Cardiopinch
November 1st, 2023
Pochissimi conoscono il mondo dell’allenamento della presa, la moltitudine di prove, di tecniche, di attrezzature che si cela dietro questa piccola finestra attraverso la quale pochi si soffermano ad osservare. Ma oggi, chi non ha mai visto un gripper? Sono rare le persone che non vi si siano imbattute. Il problema è che pochissimi avranno avuto modo di imbattersi in grippers di qualità.
I grippers raffigurati nella foto precedente mostrano la tipica molla commerciale, esile ed economica, con al massimo la versione “soft” e quella “hard”, con le quali si possono sfiorare le 100 ripetizioni senza troppi problemi. Se dovessimo acquistarle per i nostri bambini o per qualche nonnino in fase di ripresa, a seguito di una frattura della mano, allora faranno bene il loro lavoro. Se ad interessarci invece è il rafforzamento della nostra mano, la potenza di chiusura e la performance di questo gesto, bene, allora la nostra ricerca deve spostarsi altrove!
Un gripper che si rispetti è integralmente in metallo, con manici antiscivolo e molle che hanno una gamma che varia di tensione elastica, con tensioni leggere sino a quelle durissime, che si adattano quindi alle capacità dell’individuo che le utilizza. I gripper hanno una vecchia storia, ma quelli in metallo di qualità, rifiniti e tarati sono stati lanciati sul mercato dalla Ironmind con il nome di Captains of crushing nell’estate del 1990. Messi in commercio inizialmente con una gamma da tre tensioni, misurate in libbre, riferite al peso necessario per chiudere le rispettive molle. La gamma era formata dai C.O.C #1, #2, #3, rispettivamente 140 lb (63kg), 195 lb (88kg) e 280 lb (127kg).
Captains of crush hand gripper – foto by captainsofcrush.ru
Successivamente Ironmind ha aumentato la gamma arrivando oggi ad 11 livelli di tensione, che vanno da 60 lb (27 kg) sino a 365 lb (165 kg per la C.o.C. #4). La comparsa di questi gripper sul mercato Americano, ha da subito catturato l’attenzione dei veri appassionati della forza pura, i quali hanno cominciato a testare questi prodotti, e molti restavano esterrefatti davanti alla durezza di molle come la C.o.C.#3. Così nascevano le prime sfide e quindi le prime imprese apparentemente impossibili, che hanno condotto Ironmind verso una certificazione documentata, che dichiarasse su carta la capacità di colui che avrebbe chiuso in maniera ufficiale (con tanto di arbitro e diploma) le molle più ostiche di tutte, partendo proprio dalla numero 3# di 280 lb (127 kg). Fu così che nel 1991 il primo a certificare una C.o.C. #3 fu l’ormai mitologico, Richard Sorin, oggi produttore di articoli per il grip training e non solo, a cui fecero seguito pochi altri, come il grande John Brookfield. Questo per i primi anni, ma dal 2000 in poi la passione si diffuse a livello mondiale. I cacciatori di certificazione aumentarono, persino noi italiani possiamo vantare la presenza in lista del nostro connazionale Simone Vincenzi, che nel 2003 scalò il suo piccolo Everest nel mondo del gripper.
Per le certificazioni dei gripper #3.5 e #4 si comincia a parlare di livelli non alla portata di tutti, in quanto queste molle hanno tensioni inimmaginabili! Pensate che ad oggi solo 5 persone al mondo sono riuscite nell’impresa di chiudere ufficialmente il gripper numero #4! Oggi ancor più difficile con i nuovi regolamenti più restrittivi. Difatti la caratteristica della certificazioni Ironmind è data dall’obbligo di passare una speciale carta in plastica rigida, fedele copia di una qualsiasi carta di credito, attraverso i due manici del gripper, prima di procedere alla chiusura. Questa operazione deve essere svolta sotto gli occhi di un arbitro scelto da Ironmind.
Shedrick “Tex” Henderson certifica sotto gli attenti occhi di Richard Sorin (a sinistra) e Jedd Johnson (a destra).
Ovviamente la concorrenza non ha tardato nel farsi sentire e ben presto le case produttrici di gripper di qualità sono aumentate, per la felicità degli appassionati. C’è da dire che ogni gripper è un oggetto a sé, e quindi una molla da 150 libbre di una casa produttrice non sarà mai simile ad un’altra, questo per questioni costruttive legate ai materiali ed alla loro lavorazione, che oltre a rendere differente i manici e la forma, doneranno tensioni differenti pur dichiarando uno stesso valore. Infatti le molle utilizzate per la produzione dei gripper vengono tarate (rated) con metodi che non sono specularmente uguali da produttore a produttore. Quindi l’utilizzatore finale potrà avvertire le differenze tra un gripper ed un altro semplicemente stringendolo nel proprio palmo.
Facciamo una carrellata dei più importanti produttori di gripper di qualità:
In foto alcuni gripper tra quelli citati. Come potete vedere tutti, eccetto il Vulcan gripper, adottano la molla centrale che viene definita “torsion spring”, per la sua forma a spirale. Il vulcan invece adotta una molla lineare, con un sistema (aggiustabile) che permette una regolazione dello sforzo in base alla distanza dal perno, il quale fa da fulcro ai manici del gripper. Questo sistema permette di avere circa venticinque gripper in uno solo! La sensazione però che esercita il Vulcan sulla mano è differente dagli altri gripper, infatti lo strumento ideato da David Horne sembra richiedere un maggiore sforzo nella parte iniziale del movimento, a dispetto delle torsion spring che racchiudono la maggiore tensione a partire dalla posizione parallela dei manici sino al loro contatto, talvolta non si riesce a chiuderli proprio per pochi millimetri.
Più ingombrante, ma simile nel funzionamento è il Super Gripper della Ivanko, da parecchi anni sul mercato, anch’esso regolabile e di buona qualità. Non ha comunque riscosso grande favore dagli amanti del gripper, perché meno pratico nel settaggio e dalle generose dimensioni, con manici dall’apertura limitata e dalla superficie liscia. Resta comunque un valido strumento allenante.
Un importante informazione da sapere è quella che i gripper vanno afferrati nel giusto verso, un manico specifico per il lato pollice e l’altro per le restanti dita. Come capire il giusto verso? Le GHP lo identificano con i solchi sui manici, ma basterà osservare la molla per capire subito il lato corretto. La parte con molla dritta andrà sempre dal lato del pollice. Osservate la seguente foto:
Foto by gripboard.com
Per quanto possa sembrare semplice ed istintiva la chiusura di un gripper, dietro quel semplice gesto si nasconde un movimento che va ottimizzato il più possibile, grazie prima di tutto al corretto posizionamento del gripper all’interno della mano, questo viene definito nel gergo “setting”. Nel seguente collage di quattro foto, potrete vedere i momenti salienti che vanno dal setting alla chiusura. Si parte con il giusto posizionamento del gripper nella mano, riquadro numero 1, incastrandolo nell’incavo creato dal pollice (che va contratto in avanti) ed il manico, lato quattro dita, che dovrebbe finire all’altezza del mignolo. Nel riquadro numero 2 il momento più importante, l’aiuto dell’altra mano per spingere ed incastrare meglio il manico lato pollice ed accompagnare la chiusura per afferrare al meglio il secondo manico. Si passa al riquadro numero 3, la mano assistente si allontana e si procede alla chiusura, non semplicemente chiudendo le dita, ma cercando anche di spingere con la muscolatura del pollice come nel voler andare incontro alle quattro dita opposte. Strizzate energicamente!
La ripetizione è considerata valida esclusivamente all’avvenuto tocco dei manici. Ovviamente se si vorranno documentare gli allenamenti con dei video, rendete sempre ben visibile la chiusura, meglio ancora utilizzando un set block o carta di credito (in caso di certificazione) prima di ogni singola chiusura.
L’allenamento
Istintivamente, o per retaggi oramai presenti nella nostra testa, si tende ad associare al gripper un lavoro ad alte ripetizioni. Lo si afferra e si spinge ripetizione dopo ripetizione sino a quando la mano non è in grado di tenere la molla tra le dita. La realtà dei fatti è che i muscoli dell’avambraccio vanno allenati come tutti gli altri. Se è la forza che dobbiamo aumentare, allora dovremo lavorare con basse ripetizioni e più serie. Facciamo un esempio, tanto per intenderci. Ho tutta la linea Heavy Grip, ma non riesco a chiudere completamente la HG 250lb. Un lavoro che si potrebbe effettuare è:
Warm Up – Apertura e chiusura a vuoto della mano, rotazione dei polsi, leggerissimo stretching:
HG 100lb 3×8
HG 150lb 2×6
HG 200lb 3×3
HG 250lb 1×1 (forzando la chiusura con l’altra mano)
HG 200lb 3×3 (molto esplosive e cattive!)
HG 250lb 1×1 (forzando la chiusura con l’altra mano)
HG 200lb 3×3 (molto esplosive e cattive!)
HG 150lb 2×8
Questo è giusto uno dei tanti schemi utilizzabili, l’importante è che poi si lavori sui volume ed intensità, non spingendosi sempre troppo al limite, ma inserendo anche sedute più leggere per favorire il recupero. Con il tempo potranno anche essere inserite delle negative per dare stimoli differenti. Lavorare con il gripper sottosopra, cioè mettendo la molla sotto e dando uno stimolo diverso alla stretta. Oppure inserire delle “straps hold”, cioè delle trattenute dove nel bel mezzo dei manici si applicano delle fasce con una resistenza appesa all’estremità. Questo farà in modo di dover stringere con più forza il gripper per non farsi sfuggire il peso dai manici. Ironmind ha recentemente inserito una prova con uno speciale straps alla sommità del quale si trova un piccolo trancio di metallo, simile ai manici di un gripper, ma più corto e somigliante ad una pallottola. Come resistenza viene applicata una piastra del peso di 2,5 kg e come gripper il tanto amato CoC #3. Vince chi trattiene il peso il maggior tempo possibile.
Insomma, bisogna pianificare come per un serio allenamento con i pesi, creando stimoli, passando da fasi più leggere a fasi da “massimale” e dar sfogo alla propria personalizzazione dell’allenamento in base ai propri obiettivi.
Buona stretta a tutti!
Giorgio Giannico
Amatore del mondo della Forza ed in particolare dell’Old Time Strongman, del Grip Sport e dell’Armwrestling. Ha collaborato con il sito Project InVictus, ItalianMuscles, Strongman Italia ed è stato articolista per la rivista Olympian’s News
Mauro, con le tante ripetizioni (usate in maniera saggia) guadagni resistenza tendinea che ti aiuta a stare lontano dagli infortuni, ma buona fetta della forza (specialmente quando ti avvicini a gripper di una certa importanza) la ottieni affinando la tecnica e lavorando con una programmazione variegata, che spazia dalle esplosive alle negative. L’importante è trovare l’allenamento che meglio si adatta alle tue individualità, questa è sicuramente una strada che ti porterà lontano! Buon allenamento!
Nick
Finalmente un articolo completo, esaustivo (la chicca del “lato giusto” della pinza dalla parte del pollice non è da tutti!) e soprattutto IN ITALIANO!!!
Ho navigato in ogni parte del sito e devo fare i complimenti a Giorgio e allo staff perchè sono gli unici qui in Italia a dar voce a questo SPORT (nessun refuso, ho scritto proprio SPORT).
Grazie Giorgio per i tuoi consigli davvero preziosi, ma soprattutto per la tua UMILTA’, merce rara di questi tempi.
Continuate così!
Andrea
INFORMAZIONI UTILISSIME….HO SEMPRE CREDUTO DI DOVER FARE TANTE RIPETIZIONI E INVECE….