Contrastare i dolori muscolari – Un esperienza diretta

24 Giugno 2017 - Ore 21:57

Dolore muscolo scheletrico, malattia, sintomo, o nessuno dei due?

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Il dolore muscolo scheletrico é, probabilmente, un tipo di dolore che tutti sperimentano almeno una volta nella vita. A meno che non vi siano particolari patologie organiche (tumori, infezioni, virus, batteri, malattie autoimmuni ecc.) o fratture ossee non consolidate, il dolore è determinato da uno stiramento, contrattura o irrigidimento del tessuto connettivo (muscoli, legamenti, tendini e fascia), ed è perlopiù cronico, quindi durevole nel tempo anche di mesi/anni e non connesso, generalmente, a traumi diretti, bensì ripetuti nel tempo, insieme a posture viziate. Per esperienza personale, pur essendo molto giovane, ho sperimentato molte volte questo tipo di dolore, a causa del fatto che ho lieve scoliosi e, avendo praticato sport a livelli agonistici per molti anni, ho sviluppato, negli ultimi due anni, un conflitto femore acetabolare (attrito dovuto a una calcificazione ossea) conseguente a bacino ruotato ragion per cui ho sperimentato dolore a schiena e anca,in particolar modo, il dolore a quest’ultima ha determinato un abbandono da alcune attività sportive come la corsa o la lotta, nel mio caso. Voglio precisare che io non sono un medico, non sto effettuando nessuna diagnosi per voi lettori né sto suggerendo trattamenti fisioterapici personalizzati,voglio solo contribuire con la mia esperienza a rassicurare molte persone del fatto che con grande probabilità potrebbero guarire dai numerosi acciacchi fisici che gli impediscono di praticare alcune attività che amano. Tuttavia, non essendomi dato per vinto, ho indagato a fondo, studiando anche qualche base di anatomia concernente schiena e bacino, seppur in maniera non accademica, non essendo studente di medicina. Questo perché il dolore mi perseguitava durante tutta la giornata, anche stando seduto o camminando. L’ortopedico e i medici cui mi rivolsi mi dissero che purtroppo avrei dovuto imparare a conviverci e che l unica via definitiva di risoluzione sarebbe stato un intervento chirurgico abbinato a cicli di fisioterapia. Tuttavia, l’idea di dovermi sottoporre a un intervento all’anca a 20 anni mi ha spaventato, non perché non abbia fiducia nei medici (che invece stimo moltissimo), ma perché è accertato scientificamente che un intervento chirurgico può portare sempre complicazioni a breve e a lungo termine e che in molti casi (specie per il conflitto femore acetabolare) non appare risolutivo, nel senso che i sintomi si ripresentano.

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Tuttavia, non mi sono dato per vinto neppure dopo questo verdetto e ho cercato la soluzione documentandomi sul dolore e soprattutto, basandomi sull’esperienza di atleti che hanno affrontato problematiche simili. Ora, è importante specificare che il dolore delle strutture legamentose e tendinee è diverso dai classici DOMS post allenamento, ed è importante acquisire, col tempo, una grande sensibilità e allerta fisica per i propri dolori, in modo tale da capire di cosa potrebbe trattarsi, anche rivolgendosi, soprattutto in sede di insorgenza del dolore, a un medico, in modo tale che possa individuare la vostra condizione ed escludere problematiche più serie. Una volta che avete accertato che si tratta di cause meccaniche, è qui che inizia un percorso arduo ma, almeno per me, istruttivo. Ed è qui che giunge il grande interrogativo : perché il dolore, stando a riposo, non mi passa? Magari avete provato di tutto, tecarterapia, ultrasuoni, onde d’urto, manipolazioni, addirittura interventi chirurgici, e il dolore è ancora lì. Di recente ho letto alcuni studi interessanti di un chiropractico statunitense , il Dr. Timothy Keenan, il quale, a sua volta, sottolinea l’importanza di altri studi sul dolore muscolo scheletrico. È stato dimostrato che il dolore percepito non è ricollegabile a tutta una serie di condizioni patologiche come artrosi, ernie, speroni ossei, calcificazioni, borsiti ecc. Sembrerà strano ma queste condizioni, secondo gli studi, non sono la causa del dolore in sé, ma sono la causa del dolore del tessuto connettivo circostante. Ad esempio, la maggior parte delle persone di mezza età ha protrusioni ed ernie lombari asintomatiche, questo perché il tessuto nella zona interessata non è irritato dalla loro condizione. Quando invece un’ernia infiamma nervi e fascia, li I dolori sono davvero lancinanti, ma i dolori, appunto, non scaturiscono dall’ernia in sé. Questo vale anche per l’artrosi e le calcificazioni ossee, in quanto non sono esse la fonte diretta del dolore, bensì la causa che genera attrito con il connettivo. Per nostra fortuna, questi studi confermano che il 95% delle condizioni dolorose deriva da tale fattore e che fortunatamente è trattabile e curabile. Ma come? Allora con una artrosi avanzata si possono fare cose come correre o saltare? O addirittura alzare pesi?

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Odd Haugen

Il discorso non è così semplice, ma citiamo una leggenda proprio del grip training, Odd Haugen. Il signor Haugen, in più interviste, ha dichiarato che il proprio segreto per una così longeva carriera sportiva sta in un protocollo chiamano “prehab”. Il prehab consiste nell ‘effettuare massaggi, scioglimento e allungamento indovinate di cosa? Esatto, del tessuto connettivo, cosicché da garantire una sensazione di benessere e di non dolorabilità durante l’ esecuzione di determinati e pesantissimi allenamenti. Badate bene che quest’anno Odd Haugen si è sottoposto a un intervento di protesi d’anca, ma stiamo parlando di un atleta professionista di 67 anni, che dunque sacrifica anche parte della sua salute per la performance sportiva, e probabilmente la protesi gli garantiva un più veloce rientro alle attività sportive professionali. Tuttavia, ci sono anche moltissime persone che non praticano allenamento che hanno una protesi d’anca. Quindi, una intensa attività fisica non porta a un necessario degradamento delle strutture articolari, anzi, ne ritarda l’insorgenza se non si eccedono alcuni limiti. Ma il discorso che ci interessa è un altro, cioè il dolore. L’artrosi, di per sé, influisce sulla mobilità di una articolazione e sua sua escursione , e non sulla dolorabilità, almeno non in maniera diretta . Ecco perché l’operazione di fusione delle articolazioni (artrodesi) annulla totalmente la mobilità articolare ma giova al dolore.

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Un’articolazione con poca cartilagine infatti impatta molto di più con il tessuto circostante l’articolazione durante il movimento e dunque infiamma e causa dolore nei tessuti. Ma il lavoro sui tessuti é la chiave per sconfiggere il dolore muscolo scheletrico, e per nostra fortuna, questi tessuti sono vascolarizzati e dunque, ricevendo nutrienti dal sangue, GUARISCONO , anche i tendini, che lo sono 10 volte meno dei muscoli, col tempo guariscono, anche se molto lentamente. Fortunatamente, esiste un modo per aumentare il processo di guarigione in zone scarsamente vascolarizzate che dunque impiegano più tempo per guarire, anzi, a volte, se non agiamo in maniera attiva, non guariscono per molti anni. Un esempio di tale affermazione é Louie Simmons, fondatore della Westside Barbell e leggenda nel mondo della forza e del powerlifting. Durante la sua carriera, Simmons si ruppe due vertebre lombari e non guariva, o meglio, il dolore non passava anche dopo il consolidamento della frattura . Per ovviare a tale problematica ha brevettato un macchinario chiamato “Reverse Hyper”. Ora, Simmons non é un medico, ma è guarito dal dolore con l’ausilio di tale macchina. Questa macchina fa si che il movimento della zona danneggiata e l’attivazione dei relativi muscoli faccia affluire più sangue nei tessuti danneggiati, cosa che di norma non accadrebbe, e dunque che accelleri a dismisura il processo di guarigione oltre che a ripstinare, per quanto possibile, la mobilità articolare. Il concetto è lo stesso. Anche campioni di braccio di ferro (sport in cui la forza tendinea è fondamentale) si allenano con metodiche a ripetizioni altissime con poco peso, anche 50-100 ripetizioni con pesi leggeri, in quanto l’affluenza di sangue aumenta a dismisura e porta alla guarigione dei tendini. Sostenitori di tale teoria sono campioni del calibro di Devon Larratt, Craig Tullier John Brzenk e altri , leggende indiscusse dello sport. Gente che ne mastica davvero, insomma. Un altro caso eclatante che voglio citare è quello di Valentin Dikul.

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Valentin Dikul

Nel 1962, quando Valentin aveva circa 16 anni, si esibí nel suo primo numero di ginnastica allo Sports Palace. Il numero venne performato da un’altezza di 13 metri. Durante lo spettacolo,un supporto di acciaio si ruppe improvvisamente e Valentin cadde . Trascorse una settimana in terapia intensiva al City Hospital, per poi essere trasferito al reparto di neurochirurgia. La sua diagnosi fu frattura lombare della colonna vertebrale e lesioni alla testa da impatto, accompagnate da altre fratture. Dikul cominciò in seguito ad allenarsi con bande elastiche, piccoli pesi e piegamenti. Lavorava per 5-6 ore al giorno, ma le gambe non funzionavano. Soffrendo di dolori alla colonna vertebrale e nonostante la fatica, ha studiato in quel periodo la letteratura medica sulla colonna vertebrale, raccogliendo le informazioni necessarie attraverso i libri . I medici gli hanno chiesto più volte di smettere di sprecare tempo e fatica, spiegando che il successo era impossibile. Ma lui ha continuato fino all’esaurimento . Ha iniziato a sollevare pesi aumentando il carico gradualmente, favorendo lo sviluppo di tutti i muscoli della schiena. Poi ha avuto l’idea che fosse necessario spostare le parti inattive del corpo come se fossero state in buona salute. Avendo legato una corda ai suoi piedi, facendola passare su un apposito sistema di pesi e carrucole intorno al suo letto, costruito dagli amici e disegnato da lui ,dopo otto mesi è stato dimesso dall’ospedale con il primo gruppo di disabilità. Per tutta la vita fino ad oggi, Dikul ha performato numeri di forza al circo incredibili, come l’aver sollevato automobili, alzato due biciclette con persone alla guida sopra la testa , aver utilizzato kettlebell da 80 kg come attrezzo di giocoleria e molti altri numeri sovrumani. Nel 1988, a Mosca, ha fondato un centro di riabilitazione per pazienti affetti da gravi lesioni spinali e ha brevettato il metodo Dikul, ancora tuttavia non riconosciuto dalla medicina ufficialmente. Per quanto Dikul sia un caso più unico che raro, ci insegna una lezione molto importante : tutti noi possiamo sempre studiare, informarci, ma soprattutto FARE per cambiare la nostra condizione fisica. Dopo essermi dilungato su questo racconto, esso ha ovviamente una applicazione pratica. Oggi, essendo tutti abituati a utilizzare farmaci e macchinari biomedici (di enorme efficacia) pensiamo che il dolore muscolo scheletrico possa essere curato come un’infezione o una malattia organica, quindi anche con un banale intervento . In realtà il dolore muscolo scheletrico non è una malattia, ecco perché i medici non possono aiutarci nel concreto, né i fisioterapisti, a meno che non vi seguano ovunque h24 per mesi, cosa un po’ utopistica. Il dolore muscolo scheletrico non è nemmeno un sintomo di qualche patologia, a meno che non sia appunto causato da fattori organici, come ribadito all’inizio di questo articolo. È semplicemente una condizione dolorosa ma fortunatamente reversibile con il giusto trattamento, che va fatto h24 tutte le volte che il nostro corpo ce lo segnala. Dato che non sono un dottore e questo è un discorso generale, vi svelo un segreto : siete voi il vostro dottore per quanto concerne questo tipo di dolore. Faccio l’esempio nel mio caso. Dopo essermi documentato, la prima cosa che ho fatto è stato effettuare esercizi di stretching, che tuttavia non risolvevano, perché i tessuti erano troppo “duri” intorno all ‘anca, quindi non facevo altro che tirare dei nodi che si avvolgevano ancora di più.

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Così ho acquistato una pallina da baseball e un foam roller, ho imparato da solo a praticare automassaggi con nocche e pollici (cosa non esente da rischi) e ho imparato a riconoscere la giusta sensazione di scioglimento, in cui si sente fastidio e piacere allo stesso tempo. Dopodiché ho iniziato a lavorare su mobilizzazione, stretching e rinforzo asimmetrico (es. Squat a una gamba). Risultato? Dopo due anni in cui correre era un inferno e stare seduto una tortura, oggi, se applico questo protocollo almeno 4 volte a settimana abbinandolo a un normale allenamento, non sento più dolore né altro, solo a volte sento qualche lieve sensazione di fastidio se compio particolari movimenti o alzate pesanti. Ma non appena agisco, il dolore passa. Sono solo 6 mesi che seguo questa metodica che ho personalmente elaborato per me in base ai miei errori ed esigenze e sono molto migliorato, forse tra un anno potrei riprendere a fare tutto ciò che prima era impossibile anche solo pensare, dato che anche stare seduto era un problema. Magari, se mi fossi operato, avrei continuato ad avere lo stesso problema per sempre, dato che deriva da vizi postura o posturali – meccanico – costituzionali e che dunque trova soluzione in rimedi “plastici” dei tessuti dolorosi, che va eseguito giornalmente fino a completa guarigione, che di certo non richiede una settimana,come potete immaginare. La strada è dura e in salita ma per chi non si arrende, un modo per scalarla si trova sempre.

“Guerriero non significa invulnerabilità, significa assoluta vulnerabilità”.

 

                                                                                     Alfredo Florimonte

 

  • Articolo davvero interessante. Ottimi spunti. Complimenti Alfredo e grazie per aver condiviso la tua esperienza!
    Prezioso direi.

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